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Dichiarate fallite Girgenti Acque e Hydortecne. Dell’Aira: “Non immagino cosa potrà succedere agli utenti agrigentini”

AGRIGENTO. Dal 4 giugno scorso le società Girgenti Acque Spa e Hydortecne Srl sono fallite per sentenza del Tribunale di Palermo, sezione IV Civile e Fallimentare. Una sentenza emessa dai giudici Giovanni D’Antoni (Presidente), Gabriella Giammona e Vittoria Rubino.

Il Tribunale ha nominato giudice delegato Vittoria Rubino e curatori fallimentari l’avvocato Giovanni Battista Coa, l’avvocato Vittorio Viviani e il dottore Filippo Lo Franco che sono stati delegati a “eseguire la ricerca con modalità telematiche dei beni, per la ricostruzione dell’attivo e del passivo”.

Oggi, dunque, l’ex gestore idrico è gestito da 3 commissari e 1 commissario prefettizio. “Manca solo la nomina di un generale che metta in riga tanti commissari!” è la battuta di Dell’Aira.

L’ex commissario prefettizio Giuseppe Massimo Dell’Aira ha rilasciato una dichiarazione: “La posizione di chi sponsorizza certe iniziative credo vada riassunta con un termine “canoro”:…..se commissariando io potessi….Lascio ad ognuno l’identificazione dell’io. Debbo solo constatare che il contratto con Girgenti Acque fu a suo tempo sottoscritto da un commissario, così come l’eventuale costituzione dell’azienda consortile ancora oggi dipende da una Commissaria. Frattanto due Commissari hanno garantito per due anni e mezzo, nel bene o nel male, che il servizio proseguisse, disperatamente cercando di far cessare gli evidenti abusi legati allo spezzatino di chi dovrebbe rifornire d’acqua la provincia.
Ma mentre Voltano prosegue imperterrito la sua attività contra legem, il Tre Sorgenti, condannato da mesi a riconsegnare gli impianti ai Commissari del Prefetto, è stato, neanche a dirlo, anche lui commissariato da un Assessore regionale, ovviamente agrigentino, al pur non esplicitato fine di consentirgli di continuare ad assetare tanti Comuni”.

Continua Dell’Aira: “Poi e’ arrivata una inconcepibile ammissione delle due società interdette antimafia alla procedura di amministrazione straordinaria per imprese in crisi, chiaramente non praticabile, ma idonea a consentire che sulla scena irrompesse altro Commissario, di provenienza catanese, ma dotato della qualità di giudiziale, il quale come primo atto ha suggerito al Tribunale fallimentare di Palermo di commissariare i commissari prefettizi, soggiogandone le decisioni, per legge riservate invece alla loro esclusiva governance, alla sua volontà, espressa ovviamente dalle lontane stanze nella Sicilia orientale”.

E ancora: “Ma non era sufficiente: per cui essendo da anni palese che le società, nello assordante silenzio di creditori pubblici e privati che da anni avrebbero titolo a riscuotere più di 90 milioni di euro, fossero inevitabilmente destinate al fallimento ecco l’ultimo ritrovato odierno. La nomina di ben tre curatori che dovranno a loro volta controllare quanto farà il Commissario prefettizio superstite (io disgustato di questo andazzo mi sono dimesso da un mese!) nella gestione del servizio, resistendo alle istanze di chi vorrà vendergli le sedie, i tavoli, i computer, i mezzi e così via! Non riesco ad immaginare cosa potrà succedere ai poveri utenti della provincia: credo solo che alla fine chi è in buona fede, e so che sono tanti, finirà per rimpiangere la gestione prefettizia, sollecitando magari quel che non si nega a nessuno: la nomina di un generale che metta in riga tanti commissari?”

Filippo Cardinale

SENTENZA FALLIMENTO GIRGENTI ACQUE

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