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“DEMOCRAZIA ON LINE”: ISTRUZIONI PER L’USO

 

Si annuncia un dopo festività di fuoco, e non solo a livello meteo, per la politica saccense. Già l’indomani di Ferragosto dopo una serie di schermaglie successive al mancato utilizzo e poi all’apertura dell’atrio inferiore del palazzo municipale, erano volate dichiarazioni di fuoco da parte di alcune esponenti politici locali, sia di governo che di opposizione.

A queste situazioni oggettive, che farebbero parte della normale dialettica politica se non fosse che spesso si trasborda attraverso toni forti e fuori posto, si aggiunge purtroppo un uso improprio, da parte della gran parte dei protagonisti, dei canali social.

Il risultato finale è un mix di attacchi e repliche dai toni eccessivi, con tentativi mal riusciti di essere ironici su questioni molto serie. Il rischio concreto è di fare precipitare ancora di più verso il basso il dibattito democratico e l’esame sereno di alcune problematiche cittadine.

Purtroppo le vacanze estive non hanno contribuito a rendere distesi gli animi dei protagonisti della vita politica cittadina. Nel “tritacarne” non ci sono più soltanto le scaramucce di una volta che noi media riportavamo e analizzavamo dopo averle compiutamente “pesate”. Oggi il dibattito contiene anche l’odio smisurato che si sta scatenando sul web. La rete sta modificando la dialettica politica, è in atto un fenomeno che deve seriamente preoccupare, che non aiuta il confronto democratico e che mette in pericolo la stessa democrazia.

L’uso del web per promuovere il proprio ruolo politico ed istituzionale è assolutamente legittimo: ci sta che ad un certo punto un amministratore decida di alzare la testa e comunicare di più verso l’esterno, di mostrare ciò che fa ogni giorno. La comunicazione istituzionale attraverso la rete spesso va oltre quando gli stessi politici, o chi è autorizzato per conto del politico a gestire il mezzo, non si limitano a descrivere quello che viene fatto o quello che è stato fatto, ma usato astio e finta ironia per sottolineare i demeriti degli altri. L’approccio dell’amministratore verso la città ed i cittadini, si trasforma in questo modo in terreno su cui la gente comune interviene con i propri post alimentando odio e rancore. La piattaforma social non solo per replicare, ma per scatenare invettive che sfiorano la diffamazione. Tutto questo senza un controllo, senza alcuna regola. Senza alcuna serena ed obiettiva analisi. Altro che “democrazia on line”. 

Attenzione, nessuna censura alla rete che ci aiuta nella vita di tutti i giorni e che dà voce a chi prima non ne aveva. Ma chi ha precise responsabilità di fronte all’opinione pubblica, sia di governo che di opposizione, deve avere un comportamento diverso. Non può usare il canale social per sfogare disprezzo nei confronti degli altri o per istigare i propri affiliati. 

Oggi, i canali di informazione normali, quelli “autorizzati” e “certificati”, dove lavora tanta gente capace, sono purtroppo oscurati dal mondo social del web, dove non ci si cura nemmeno più di esprimere la propria opinione nell’anonimato, come accadeva fino a poco tempo fa. Una volta era un’impresa trovare persone disponibili a parlare davanti ad un microfono. Oggi tutti ci mettono la faccia e spesso “sparando” nel mucchio, senza conoscere i problemi e nemmeno i rischi legali a cui vanno incontro, in un improvviso ed esagerato desiderio di protagonismo che non può rimanere incontrollato.

Anche se gli esempi che ci arrivano dai palazzi romani non ci aiutano, per evitare di finire tutti in un grande calderone di odio e violenza, sarebbe opportuno che autorità istituzionali e professionisti dell’informazione comincino ad interrogarsi sulla necessità di un utilizzo meno aggressivo del web e della comunicazione ai cittadini. Non sarebbe una cattiva idea (rivolto ai colleghi) se si cominciassero a cestinare le note stampa con contenuti fatti di sterili polemiche e di pura demagogia che servono solo ad irretire piuttosto che analizzare in maniera serena i problemi della città, a dare suggerimenti a trovare soluzioni.

Non facciamo diventare i social padroni del nostro cervello. Se alzassimo di più gli occhi dal pc e dal telefonino e guardassimo fuori dalla finestra, la città, il cielo e il mare che ci circondano, impareremmo forse di più a rispettare chi ci sta vicino e che la pensa in modo diverso da noi, a parlare e confrontarsi con lui. Ed a credere seriamente nei principi della democrazia e della convivenza civile.

Giuseppe Recca

 

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