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CORTE EUROPEA DEI DIRITTI UMANI: “CONTRADA NON ANDAVA CONDANNATO”

Bruno Contrada, ex poliziotto, ex capo della mobile di Palermo, non doveva essere condannato per concorso esterno in associazione mafiosa perché, all’epoca dei fatti (1979-1988), il reato non «era sufficientemente chiaro». Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani. Lo Stato italiano deve versare all’ex numero tre del Sisde 10 mila euro per danni morali. A caldo, l’ex 007 dice: «Sentenza sconvolgente, dopo una vita devastata».

«Reato non sufficientemente chiaro» Per la Corte, più in dettaglio, l’Italia ha violato l’articolo 7 della Convenzione europea per i diritti umani che stabilisce che non ci può essere condanna senza che il reato sia chiaramente identificato dai codici di giustizia. Nel caso della fattispecie di reato contestata a Contrada, il concorso esterno in associazione mafiosa, la Corte nota che essa «non era sufficientemente chiara e prevedibile per Contrada ai tempi in cui si sono svolti gli eventi in questione», e quindi ha riconosciuto la violazione, in quanto le pene non possono essere applicate in modo retroattivo”.

”Ho presentato due mesi fa la quarta domanda di revisione del processo a Bruno Contrada e la corte di appello di Caltanissetta mi ha fissato l’udienza il 18 giugno. La sentenza di Strasburgo sarà un altro elemento per ottenere la revisione della condanna”. Lo dice l’avvocato Giuseppe Lipera legale dell’ex numero 2 del Sisde dopo al decisione della Corte europea dei diritti umani. ”Ora capisco perchè nonostante le sofferenze quest’uomo a 84 anni continui a vivere”, conclude Lipera.
   

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