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CORLEONE, NUBIFRAGIO: IL MEDICO “EROE” DIMENTICATO DAI MEDIA NAZIONALI

La tragedia del giovane medico pediatra, Giuseppe Liotta (40 anni), travolto dalla violenza del nubifragio sabato scorso a Corleone, e del quale non si hanno più notizie se non il ritrovamento di alcuni suoi indumenti, è passata in secondo piano. Anzi, sui media nazionali nel dimenticatoio. Il pediatra stava raggiungendo l’ospedale di Corleone, quando è stato sorpreso dal fango e dall’acqua sulla Statale nei pressi di Ficuzza. Ieri è stata trovata la sua auto, vuota e in mezzo al fango. Gli uomini dell’Esercito, aiutati dai Vigili del fuoco e dai Carabinieri, hanno cercato il medico. La speranza di trovarlo vivo si è ridotta al lumicino. Disperati i familiari che lo hanno sentito al telefono proprio durante il tragitto in auto, tra cui la giovane moglie, anche lei medico. Malgrado la pioggia e il vento stessero in quelle ore colpendo con inaudita violenza la provincia palermitana, come quella agrigentina, l’uomo non si è arreso, perché in ospedale lo stavano attendendo e doveva prendere servizio per assistere e curare i suoi “piccoli” pazienti.

 

Sul maltempo abbattutosi sull’Italia sappiamo tutti, anche quanti alberi del bosco degli abeti rossi sono stati abbattuti dalla furia del vento. Ma del giovane medico, no. Poca, anzi nessuna, attenzione. Si è fatto il punto dei danni alle cose, alle strade distrutte ai ponti crollati. Ma del giovane medico scomparso per il senso del dovere, no. Nulla.

Prendiamo un pensiero dell’onorevole Giorgio Trizzino,  collega ed estimatore di Giuseppe Liotta. Un modo per parlare del medico “eroe”, il cui senso del dovere è passato inosservato, il cui sacrificio è stato taciuto.
“…eppure si trattava di un giovane medico che ha perso la vita per adempiere al proprio dovere, ma i Tg nazionali non gli hanno dedicato neanche una parola. Ancora non lo abbiamo trovato e continuiamo a cercarlo e il dolore della sua compagna di vita rimane impresso nello sguardo dei soccorritori e di noi tutti. Un dolore silenzioso che si percepisce netto in quella campagna desolata dove ormai scorrono gli ultimi rigagnoli di quella terribile alluvione. La scomparsa di Giuseppe ha fatto meno scalpore dei danni alla foresta degli abeti rossi del Friuli. Una storia, quella di Giuseppe, che forse colpisce meno dei violini di Stradivari che vengono costruiti con quel legno. Ma Giuseppe era un uomo ed un medico eccezionale che ha voluto mettere a repentaglio la propria vita pur di arrivare in orario al proprio posto di lavoro in ospedale. Un eroe dei nostri giorni, come lo ha definito il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, di cui forse si farebbe bene a parlare di più e con maggiore rispetto. Come lui molti altri professionisti che con coraggio affrontano giornalmente ogni difficoltà pur di non arrendersi. È questa l’Italia che ci deve rappresentare. È questo il Paese che vogliamo, fatto di persone che fanno semplicemente il loro dovere e non si sottraggono al sacrificio. Senza retorica ma con semplicità ci piacerebbe che almeno se ne parlasse, magari al posto dei vari “cavalieri del lavoro” ed altri personaggi che sono lontani da questo modello di vita. A proposito, giovedì mattina il Presidente della Repubblica nominerà i nuovi Cavalieri del Lavoro e sarebbe molto importante per tutti coloro che lavorano se potesse ricordare in quella circostanza anche Giuseppe che forse è quello che meriterebbe più di ogni altro questa onorificenza. Alla Rai vorrei ricordare che è finito il tempo delle notizie che devono solo fare scalpore. Certo, raccontare la storia degli abusi edilizi nella provincia di Palermo è più premiante in termini di ascolto che parlare di Giuseppe di cui ancora non si trova il corpo. Ma noi vogliamo continuare a cercare nel fango finché non troveremo Giuseppe”.

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