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Consiglio comunale sciolto, Zammuto: “Più tafazziani di così non si poteva”

SCIACCA. Le riflessioni di Franco Zammuto, segretario della Camera del lavoro di Sciacca, si soffermano oggi sulla situazione politica cittadina, sullo scioglimento del consiglio comunale da parte della Regione Siciliana, sulla scelta fatta da alcuni consiglieri di bocciare un atto contabile che per legge costringerà la città ad arrivare alle prossime elezioni, nella primavera del 2020, senza quei rappresentanti eletti dai cittadini.
“Sarà stato pure un consiglio comunale poco illuminato – dice Zammuto – ma è quello che avevamo scelto”. Una evidente critica a chi ha scelto volutamente di bocciare il conto consentivo sapendo gli effetti che questo gesto avrebbe avuto, privando la città di un dibattito politico istituzionale.
Pubblichiamo per intero le riflessioni di Zammuto, inseritosi in un dibattito che al momento è ancora vivo, ma che certamente è destinato ad affievolirsi, allo stesso modo con cui si offuscherà l’immagine dei consiglieri “sciolti” per decreto, alcuni dei quali cercano adesso di rimanere “vivi” utilizzando social e organi di stampa.
“Consapevoli o no i consiglieri comunali hanno spento l’interruttore staccando la luce al dibattito politico della città. Ci dicono i tecnici, non quelli dell’’Enel, che l’interruttore potrà essere riacceso solo nell’estate del 2022.
A noi cittadini non interessa stabilire se i consiglieri comunali ci impediranno di avere un confronto politico per ragioni di coerenza e lealtà o se per un errore di valutazione, quello che interessa è che la città per due anni dovrà rinunciare a quel pezzo di democrazia che è il confronto. E per quanto qualcuno possa ritenere che quel Consiglio fosse una luce fosca, opaca, nebbiosa o inutile, era pur sempre la luce che noi cittadini avevamo scelto.
Il vuoto che si è creato difficilmente potrà essere sostenuto da associazioni, comitati, categorie sociali o “consigli comunali virtuali”. Il Sindaco, se e quando lo vorrà, e solo per cortesia, potrà dare risposte a questioni che da oggi 40mila cittadini potranno chiedere, ma non avrà nessun dovere nei confronti di alcuno. Tranne che al Commissario che sostituisce il Consiglio Comunale.
Per errore di calcolo, o per coerenza e lealtà la città per due anni dovrà rinunciare al dibattito politico.
Più “tafazziani di così ?”
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