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Consiglio comunale, il perfetto manuale di come far nulla. Continuano a friggere aria

EDITORIALE DI FILIPPO CARDINALE

Seguire il Consiglio comunale è un dovere per il giornalista per raccontare la cronaca, quello che accade in quell’Aula intitolata a nomi prestigiosi quali Falcone e Borsellino. In verità, adesso i lavori consiliari si svolgono tramite piattaforma telematica e ogni consigliere comunale partecipa da casa.

Seguire il consiglio comunale (lo abbiamo scritto minuscolo, al contrario delle altre volte per rispetto all’istituzione, volutamente perché minuscola è diventata la sua attività), è desolante. I cittadini questo lo hanno compreso da tempo e, infatti, i consigli comunali hanno un audience prossimo allo zero.

E’ la sede dei “rappresentanti del popolo”, quelli che rivolgendosi alle telecamere- che trasmettono le immagini pressoché a nessuno- dicono di agire nell’interesse della città. Se questo è il risultato, la città ne trarrebbe vantaggio dalla sua assenza, dalla sua cancellazione.

Anche ieri sera, il consiglio comunale ha dato il peggio di sé. All’ordine del giorno vi era il punto relativo al progetto di riqualificazione dell’area dell’ex cantina Enocarboy. Un progetto presentato da tre anni. Un imprenditore che ha investito. Potrebbe essere del nord, del centro, del sud, dell’est o dell’ovest, questo non importa. Ciò che importa è il messaggio che il consiglio comunale trasmette a chi ha la disgrazia di aver scelto Sciacca come luogo dove investire: non venite qui, vi facciamo perdere tempo tra elucubrazioni, masturbazioni mentali e ricerca di radici pi ruttari.  

Il punto era già all’ordine del giorno nella seduta precedente. Ma come i cittadini non ricordano perché stufi di seguire le rappresentazioni del civico consesso, simili a commedie tragicomiche, esso è stato rimandato alla seduta di ieri sera perché diversi consiglieri hanno espresso la volontà di rimandare la discussione vista l’ora tarda. Erano le 23. Il lavoro dei consiglieri, come è noto, ha la durezza di quello che svolgevano una volta i contadini, sudando fatiche dall’alba al tramonto zappando manualmente la terra.

Uno spostamento di una settimana per consentire ai consiglieri di visionare con più attenzione il progetto. Passi. Del resto, affrontare una discussione alle 23 è troppo stressante. Specie se il consiglio comunale, come la volta scorsa, è iniziato alle 18:30 per parlare del nulla fino alle ore 23.

Ieri pomeriggio, alle 15:30 si è svolta la conferenza dei capigruppo per decidere l’organizzazione dei lavori consiliari. Una conferenza durata 90 minuti, quanto una partita di calcio. Escono tutti d’accordo. Si procede, si affronta il punto relativo al progetto. Del resto, la conferenza dei capigruppo ha motivo di esistere istituzionalmente se dà seguito alle decisioni assunte.

Prima dell’inizio del consiglio comunale ecco il colpo di scena. I consiglieri comunali Fabio Termine e Alessandro Curreri, che pure hanno partecipato alla conferenza dei capigruppo, presentano una “pregiudiziale”. La tabella dei lavori prevedeva la discussione del progetto, i chiarimenti da chiedere agli uffici competenti, e poi la votazione. Da evidenziare che il progetto è arrivato in aula a braccetto di tutte le autorizzazioni e dei pareri favorevoli degli uffici.

La pregiudiziale presentata da Curreri e Termine, lunga 13 pagine, più che l’elencazione di chiarimenti da porre agli uffici, ha le sembianze di un lavoro di una mente estranea e finissima che mette in fila una serie di questioni che palesano la volontà di allungare i tempi di almeno sei mesi. Infatti, si chiedono pareri a tutti gli uffici, comunali e regionali. In verità, i due consiglieri hanno dimenticato di interpellare anche il Papa.

Ma c’è di più. La metodologia e la tempistica che sono state applicate con la presentazione all’inizio della  seduta consiliare, e dopo la conferenza dei capigruppo, sovverte l’andamento istituzionale dell’iter. In buona sostanza, rende vana la conferenza dei capigruppo, sconvolge il principio democratico del sistema secondo cui due consiglieri impongono la volontà alla gran parte. Ma c’è di più. Si mette in discussione l’operato del settore diretto da un valido dirigente, l’ingegnere Giovanni Bono. La pregiudiziale, frutto di mente finissima, mirata a perdere tempo, in buona sostanza crea dubbi sulla preparazione del lavoro coordinato e seguito dal dirigente. Ufficio che si assume tutta responsabilità del procedimento e solleva i consiglieri comunali da “colpe”.

Ieri sera si sono aperte nuove maglie che mostrano interamente la necessità di porre fine a questa esperienza e di ridare la parola agli elettori.

Forse è meglio essere chiari e dire a chi vuole investire a Sciacca che è preferibile farlo altrove. Qui a Sciacca la politica applica la masturbazione mentalmente,  ama portare alle lunghe i procedimenti.

All’imprenditore servono due cose, essenzialmente: se un investimento è possibile farlo e quanto tempo necessita per ottenere il via. Hanno bisogno di certezze di tempi e fattibilità perché mette soldi, e non dello spettacolo indecoroso che il civico consesso offre.

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