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Consiglieri comunali in “ritiro” in attesa della sentenza del Tar

SCIACCA. Dovrebbero essere chiusi all’interno del Palazzo comunale, una volta ex convento dei gesuiti. Chiusi dentro un convento per meditare, nell’attesa della venuta, quella che si attende dal Tar di Palermo che emetterà sentenza rispetto al ricorso presentato dai consiglieri Calogero Filippo Bono, Pasquale Bentivegna, Silvio Caracappa, Gaetano Cognata, Lorenzo Maglienti, Paolo Mandracchia, Salvatore Monte e Giuseppe Milioti, per l’annullamento dei decreti di sospensione e scioglimento del Consiglio comunale.

Va sottolineato che il ricorso è contro la Regione. Il Comune di Sciacca si è costituito in giudizio per resistere alla richiesta di annullamento anche degli atti successivi alla sospensione e scioglimento del civico consesso.

Dicevamo che c’è l’attesa dell’esito della sentenza che dovrebbe essere emessa a giorni. Ovviamente, c’è tanta attesa tra gli 8 ricorrenti, gli attori principali che hanno intravisto in un vuoto normativo della Regione in materia di bocciatura del rendiconto. Insomma, sono loro che hanno impugnato le armi giuridiche per capovolgere una questione che ha caratterizzato lo svolgere di un mandato consiliare e sindacale turbolento e che entrerà nella storia politica cittadina. Loro, “quelli che hanno combinato la frittata”, quelli “ingenui”. I commenti sono svariati tra l’opinione pubblica, inutile negarlo.  Il sentiment della gente è che chi non ha votato il rendiconto ha sbagliato strategia è si è “punito” come nella nota storiella del marito che per far dispetto alla moglie…

Un accoglimento del ricorso da parte del Tar dimostrerebbe il contrario. Anzi, per loro aumenterebbe il credito poiché mandati a casa illegittimamente.

Ma c’è anche l’attesa in quei consiglieri che il ricorso non l’hanno presentato. Consiglieri di opposizione tra cui i grillini che hanno chiosato in ogni occasione il fallimento del progetto Valenti.

Ma anche gli otto consiglieri della coalizione di Francesca Valenti che non hanno capito che il ricorso non è contro il sindaco ma a tutela del Consiglio comunale, dunque di loro stessi. Diceva Giacomo Leopardi, dall’abito della rassegnazione sempre nasce noncuranza, negligenza, indolenza, inattività e quasi immobilità. 

Infatti, se dovesse trovare accoglimento il ricorso – suffragato anche dal parere dell’Ufficio Legislativo e Legale della Regione del 3 dicembre che ammette il vuoto normativo in materia di mancata approvazione del rendiconto – gli otto consiglieri della fu maggioranza rientrerebbero in aula indossando nuovamente la coccarda di consigliere comunale e senza soldo spendere. In buona sostanza, dovrebbero ringraziare Calogero Filippo Bono, Pasquale Bentivegna, Silvio Caracappa, Gaetano Cognata, Lorenzo Maglienti, Paolo Mandracchia, Salvatore Monte e Giuseppe Milioti, e, da gentlmen contribuire alle spese legali sostenute dai ricorrenti.

Spese che, in caso di accoglimento, quasi certamente sarebbero addebitate al Comune che dovrebbe aggiungere alla somma anche i circa 7000 euro spesi fino ad oggi per la parcella del legale esterno.

Quali sono gli scenari in caso di un ritorno dei consiglieri comunali in aula Falcone-Borsellino? Facile da immaginarsi. Il clima politico già rovente prima, lo diventerebbe ancora di più. Non solo, ma il gruppetto della fu maggioranza potrebbe assottigliarsi ancora.

Pende la mozione di sfiducia al sindaco presentata prima dello scioglimento. Qui le ipotesi sono due. La prima prevede una cottura a fuoco lento. Quindi non subito, ma a fiamma bassa. La seconda, invece, opta per il cotto e mangiato subito. Pare che la lenta cottura sia preferita dall’executive chef.

Intanto, nei giorni scorsi, si è dato fiato all’Udc con la nomina del coordinatore cittadino. Il centro si allarga, dunque. Nello stesso tempo, si restringe la sinistra. Non più centrosinistra in quanto sarà difficile che i centristi cusumaniani vadano a braccetto con un Pd senza padre e con i grillini dei quali non si hanno più notizie.

Non ritengo si vada anticipatamente alle elezioni di maggio 2022, ma va immaginato come si arriverà a quella data. Tutto dipende dall’esito del ricorso. Poi, fiato alle trombe.

Filippo Cardinale

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