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CIAO ANTONIO, ERAVAMO ABITUATI A SCRIVERE I TUOI SUCCESSI. OGGI ABBIAMO UNA FRECCIA AL CUORE

Ciao Antonino, scrivo queste parole col dolore che reca una freccia al cuore. Una freccia dallo spessore funesto, non quelle che lanciavi tu con l’arco e, penetrando l’aria e sfidando il vento, finiva nel centro del bersaglio. Quelle sono state frecce di gioia, espressione di un valore sportivo che in te ha trovato la perfezione. Quell’arco da te dominato con freddezza, mano ferma, assoluta precisione, ti ha fatto vincere sfide importanti, immortalando le tue imprese tra coppe e traguardi d’oro che sarebbero culminati, senza dubbio, con la partecipazione alle Olimpiadi.

Ero abituato a scrivere i tuoi successi, i successi di un giovane pieno di vita, di passione, di eleganza nel fare. E’ stato tremendo riportare la prima notizia, la morte di un giovane. E’ stato, poi, come ricevere una freccia al cuore scoprire che quel corpo ritrovato era il tuo. La parole sono accompagnate dalle lacrime, le dita pigiano sulla tastiera spinte da una forte rabbia, da un forte dolore. Le mie dita erano abituate a scrivere i tuoi successi, le tue aspirazioni,le tue conquiste. Non certo a riportare la tua morte. Hai volteggiato nell’aria, il vento che hai sempre oltrepassato con i tuoi impeccabili, perfetti e precisi tiri, stavolta ti ha tradito. A tradirti non è stato quel tuo arco magnifico che domavi come maestro. Il destino è strano, quell’aria che tu penetravi e domavi ti ha tolto all’affetto dei tuoi cari, dei tuoi amici, allo sport. Anche quello che stavi praticando, volteggiando nell’aria col parapendio, è uno sport. Lo sport, la tua passione, ma anche la tua vita. Quello stesso sport che, tuttavia, te l’ha tolta.

E’ terribile scrivere nella consapevolezza che non potrò più raccontare ai nostri i tuoi successi, il sorriso che gratificava i tuoi sforzi. Oggi voli nell’aria, nel cielo, nell’immensità senza perimetri. Libero di volteggiare con la grazia con cui maneggiavi l’arco inviando le tue frecce nel centro del bersaglio. Ma stavolta, la freccia è entrata nel cuore, provocando un male profondo e incolmabile.

Filippo Cardinale

 

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