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CASE POPOLARI, 60 FAMIGLIE PRONTE AD OCCUPARE LA SEDE DELL’UREGA

Le sessanta famiglie evacuate dagli alloggi popolari di Largo Martini di via Fani tornano alla carica, esasperati da una lungaggine che si protrae ormai da cinque anni.

“Ora basta con i misteri dei continui rinvii dell’aggiudicazione della gara”,dicono con molta rabbia. “C’è un limite a tutto, ma ora si è esagerato”, dicono in un comunicato a firma di Angelo Renda, che sin dall’inizio della vicenda è stato accanto le famiglie. Le sessanta famiglie annunciano che “la prossima settimana andremo ad occupare la sede dell’Urega di Agrigento!

E’ un appalto che non si riesce a portare a termine quello relativo alla demolizione e ricostruzione delle case popolari di Largo Martiri di Via Fani a Ribera.

La delusione è bruciante, sostiene Angelo Renda, perché si attendevano ben altre notizia a Ribera, posto che già il mese scorso si era parlato di imminente conclusione del lavoro da parte dell’Ufficio Regionale per le Gare d’Appalto.

“L’occupazione pacifica, democratica e popolare dell’Urega di Agrigento è necessaria per interrompere il disperato calvario della drammatica attesa. Se si tiene conto del fatto che tutto ha avuto inizio nel Febbraio del 2012, quando per carenze strutturali e conseguente inagibilità, 60 famiglia riberesi furono costrette a lasciare le proprie abitazioni. Quel ch’è peggio- prosegue Renda-  è che nonostante sia stata attivata la Procedura di gara, seppur a distanza di tre anni dallo sgombero, l’iter che dovrà portare alla completa definizione della problematica è ancora scandito da un susseguirsi di snervanti rinvii”.

Dal 2015, dopo la predisposizione del progetto da parte dell’Istituto autonomo case popolari di Agrigento, si è in attesa che la Commissione dell’Urega incaricata di procedere all’appalto per la demolizione e ricostruzione delle 10 palazzine, arrivi all’aggiudicazione dei lavori.

Una gara da record quella delle case popolari di Ribera, per lungaggini burocratiche, ricorsi, intoppi e numero di sedute. “Le forze dell’ordine saranno informate in tempo del giorno e ora dell’occupazione onde evitare il pericolo di azioni inconsulte”, conclude Renda.

(Nella foto di repertorio, un gruppo di occupanti)

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