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BIVONA, LO SCEMPIO DEL GEOSITO DELLA MADONNA DELL’OLIO. IL PETROLIO “DEI POVERI” FINO AL 1912

In un affluente del fiume Magazzolo, il Santa Margherita, a tre chilometri da Bivona, ciclicamente si manifestava l’affioramento di petrolio dal sottosuolo. Si trattava di una ricchezza straordinaria, che la natura profondeva gratuitamente, in un periodo in cui l’olio vegetale, usato per l’illuminazione, aveva un costo spesso non sostenibile, per la povera gente.

Alla raccolta ed alla distribuzione del prezioso idrocarburo, provvedevano dei monaci, che nei luoghi interessati dall’affioramento, avevano edificato una chiesa dedicata alla Santa Vergine, chiamata Madonna dell’Olio (Foto principale). A Bivona, dove il fenomeno assumeva proporzioni considerevoli, la tradizione narra che nel sito interessato dal fenomeno, era stato rinvenuto un quadro della Madonna ed in quel luogo, venne edificato un santuario dedicato alla Madonna, chiama “dell’Olio” in riferimento all’olio di pietra, cioè al petrolio; il toponimo Madonna dell’olio, risale almeno al 1514, ma della presenza del petrolio in quelle contrade, ne parlarono addirittura Aristotile e Plinio il Vecchio.

L’olio di pietra illuminava meglio dell’olio di oliva e guariva numerose malattie (la pomata all’Ittiolo viene ancora usata per fluidificare gli ascessi).

In certi periodi, l’affioramento del petrolio raggiungeva livelli notevoli, così da esondare dalla vasca di raccolta, riversarsi nel Magazzolo e sfociare in mare, dove il prezioso olio minerale, non poteva andare perduto: decine di navi, si accalcavano in quello specchio di mare, dove da alcune scialuppe i marinai chini sull’acqua, procedevano a raccogliere il petrolio con delle spugne, che inzuppavano nell’acqua intrisa di olio e poi spremevano in alcuni orci a bordo delle barche! Uno spettacolo inconsueto, forse unico, tanto singolare da attrarre la curiosità del pittore fiammingo Giovanni Stradano, in Italia ormai da diversi anni, accolto nella corte di Cosimo I dei Medici. Stradano visitò il sud-Italia nel 1576 e con la precisone ed il dettaglio dei particolari che lo contraddistingueva,  dipinse ciò che avveniva davanti la foce del Magazzolo.

Questo regalo la natura lo elargì sino all’inizio 1912, quando alcune compagnie petrolifere,  nonostante la  protesta dei  monaci e degli abitanti di Bivona, procedettero a trivellare i terreni adiacenti alla chiesa, a meno di 150 metri di distanza dal luogo sacro! Nel 1931 toccò all’AGIP dapprima con dei saggi per poi spingersi ancora più in profondità, fino a 1104 metri, ma con risultati deludenti. Ancora nel 1952, si fanno altri saggi, ma di petrolio, non se ne troverà più! Quel modesto giacimento che da migliaia di anni profondeva olio di pietra ai fedeli, si era prosciugato, sino all’ultima goccia.

Ho visitato la chiesetta di Bivona qualche giorno fa ed amareggiato, ho sostato a lungo davanti la statua della Madonna. La santa Vergine tiene in braccio il Bambinello ed entrambi, reggono in mano delle ampolle, che un tempo erano colme di olio di pietra: oggi sono vuote!

Domenico Macaluso

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