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BILANCIO, PER APPROVARLO OCCORRONO I VOTI DELL’OPPOSIZIONE

EDITORIALE  DI FILIPPO CARDINALE

Il banco di prova si avvicina ed è rappresentato dall’approvazione del bilancio di previsione 2019, insieme ad altri strumenti finanziari come il conto consuntivo e il consolidato del bilancio, ambedue con riferimento all’esercizio 2018.

E’ un banco “relativamente” di prova poiché è assodato che il sindaco Francesca Valenti, nell’arco di due anni, ha perso pezzi e, quindi, la maggioranza. Oggi, la maggioranza, o è meglio chiamarla coalizione visto che i numeri di consiglieri comunali che hanno vinto le elezioni, non è in grado di essere autonoma. Chi ha vinto nel giugno del 2017 non è in grado di approvare autonomamente le delibere che giungono in aula consiliare. Non è, dunque, in grado di dare concretezza al programma politico presentato agli elettori.

Tra azzeramento e “rifacimento” della giunta (senza, in verità quel cambio di passo osannato in pompa magna dal capogruppo PD Simone Di Paola al momento dell’insediamento della Giunta 2), il sindaco Francesca Valenti è finito in un pantano politico che di fatto è esploso in un tempo ancora più corto di quello più famoso, quando alla guida della città c’era Vito Bono e la maggioranza di centrosinistra. Solo che l’allora sindaco ebbe la forza e il coraggio, ma anche l’onestà politica, di dire ai cittadini che non era possibile andare avanti e si dimise. Fece un gesto che in tanti oggi lo considerano onorevole.

Ma torniamo al banco di prova, l’approvazione del bilancio. Precisiamo che anche in parità numerica, cioè 12 a 12 (con i 12 no dell’opposizione) esso non verrà approvato. Sul pallottoliere, la cifra che non riguarda i banchi della maggioranza è di 13, considerato anche il malessere ormai dichiarato di Paolo Mandracchia e la sua presa di distanza dalla coalizione.

Dunque, numericamente, la coalizione di centrosinistra che ha vinto le elezioni comunali non è in grado di far camminare la macchina amministrativa. Anzi, la paralizza.

Ma qual è il nocciolo che emergerà nel corso della discussione della seduta per l’approvazione del bilancio? Come capita già da tempo, c’è un punto che diventa “emergenza” e “costringe” al richiamo della “responsabilità”. C’è la stabilizzazione dei precari a carico del Comune.

L’arma “segreta” del sindaco è quella di dire urbi et orbi che chi non approva il bilancio è un “irresponsabile”. Rispetto al futuro dei lavoratori socialmente utili (quelli a carico del Comune), l’argomento è prioritario ed è impensabile che si lasci per strada il destino di decine e decine di persone. Ma dietro l’appello alla “responsabilità” c’è la manifesta défaillance di un sindaco che, in qualità di capo della coalizione, non ha saputo tenere le redini della politica. Del resto, la Valenti non era mai scesa nell’agone politico che, specie a Sciacca, è cosa assai difficile.

La politica non è fatta di slogan i quali, prima o dopo, ritornano come boomerang che colpiscono alla testa chi li lancia. Quel #maipiùcinqueannicosì, slogan utilizzato dalla Valenti, oggi può considerarsi come vero boomerang, con la differenza che per far ritorno ha impiegato meno tempo di quello contemplato nel medesimo slogan.

E’ chiaro che tra i consiglieri seduti tra i banchi delle opposizioni c’è “dibattito” in corso. Un discorso è urlare per la lampadina fulminata, per l’erbaccia in ogni dove, per i topi che girano come turisti, per la scarsa pulizia della città, un conto è trovarsi di fronte ad un dilemma di seria proporzione. Appunto, la stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili.

Il richiamo alla “responsabilità” da parte del sindaco non può essere uno scivolo sui cui far scorrere l’emergenza e risolverla. Presuppone qualcosa che vada oltre, come l’ammissione a chiare lettere di uno stallo nel quale la coalizione vincente si è infilata e che paralizza la città. In politica, oltre ai numeri esiste il bon ton, l’aplomb. Non ammettere una realtà che si è annodata senza possibilità di sorta significa calpestare il più elementare elemento che sta alla base di quella stessa “responsabilità” che si usa come un richiamo della foresta.

L’opposizione avrebbe le armi per salvare la stabilizzazione dei precari, ma anche per mettere il sindaco di fronte ad una realtà che non solo non ammette, ma fa finta di non vedere.

La gente si attende chiarezza, non certo atteggiamenti che possono provenire dalle opposizioni che ricordano l’ultima categoria con cui Sciascia declinò il modo di essere uomini.

 

 

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