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ATI o AICA per noi pari sono

SCIACCA.  DI FILIPPO CARDINALE

Avevamo capito – e lo avevamo scritto – come i toni trionfalistici agostani dell’AICA, e soprattutto quelli dei sindaci-soci, fossero certamente esagerati rispetto alla molteplicità di problemi che questa società consortile si sarebbe trovata ad affrontare in una condizione di forte e pericolosa sottocapitalizzazione, ed avevamo avuto la sensazione che l’idea dei novelli imprenditori sarebbe stata magari quella di un ritorno al passato, tipo EAS per intenderci, dove, giusto per ricordare la storia, era la Regione a colmare gli enormi buchi finanziari di quella gestione pubblica.

Ma la realtà ha superato la fantasia.

Prescindendo da tutti i problemi collaterali, e presto torneremo sulla vicenda del personale perché in Liguria per analoga circostanza la Corte dei Conti non è stata affatto comprensiva, con ogni probabilità i Comuni che non hanno ancora corrisposto le loro quote di finanziamento per l’AICA a debito dei propri bilanci, come stabilito dal Governo e dal Parlamento regionali, lo hanno fatto certamente per l’assenza di programma certo di costi/ricavi, dato che per questa operazione invece ciascun Consiglio comunale (per Sciacca il Commissario che lo sostituisce) avrebbe dovuto analizzare prima di pronunciarsi, in base al principio di buona amministrazione e con la spada di Damocle della responsabilità contabile.

Ma questa operazione, ossia la predisposizione di un business plan dal quale ricavare la convenienza economica, e non ideologica, di una società pubblica consortile di Comuni per la gestione integrata del servizio idrico, secondo un principio di comune logica, non si sarebbe dovuto fare prima della costituzione societaria? Ma si sa logica e politica, nonostante entrambe siano state egregiamente sviluppate dal grande filosofo Aristotele, qui da noi non vanno molto d’accordo.

Cosa accadrà? Non lo sappiamo ma a meno che tutti i cittadini non paghino di corsa le bollette la cosa non si mette bene, e sempre ammesso che basti. Peraltro con ogni probabilità la società dopo l’emissione delle bollette/fatture per gli utenti, trattandosi di credito certo, liquido ed esigibile, avrà certamente richiesto anticipazioni garantite a qualche istituto bancario, ma queste anticipazioni hanno un termine di scadenza che deve essere rispettato, considerato che certamente nessuna banca accetterebbe una cessione definitiva del credito.

Concludendo. Pagamento di stipendi e fornitori in ritardo, palesi difficoltà di garantire interventi di manutenzione sotto gli occhi di tutti, nessun piano di sviluppo e potenziamento delle reti, insomma dopo il trionfo il tonfo. Speriamo che non faccia troppo rumore!

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