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Ati, che fine hanno fatto le “minacce” di fine anno? E intanto…”l’acqua scarseggia e la papera non galleggia”

PROVINCIA DI AGRIGENTO. Vi ricordate la fine dello scorso anno? O meglio, qualche mese prima, quando ancora c’era il Consiglio comunale? Certamente vi ricorderete il rischio della fine del mondo, delle sventure che avrebbero colpito i cittadini agrigentini. Il sindaco Francesca Valenti, nonché presidente dell’Ati idrico di Agrigento tuonava le peggiori sorti sulla nostra provincia. Se non si fosse approvata la bozza di statuto della “consortile” saremmo stati travolti dalla forza d’urto pari a quella di una bomba nucleare. Avremmo perso decine e decine di milioni di finanziamento per il rifacimento e il potenziamento delle reti idriche e fognarie.

In Consiglio comunale si ebbe la sensazione di sistemare un lettino per il consigliere comunale Teresa Bilello che, nei suoi interventi, annunciava che non avrebbe lasciato l’aula senza approvazione dello statuto. Il centrodestra era accusato dei delitti più atroci, degni di un processo di Norimberga.

Se non si fosse approvato lo statuto entro la fine dell’anno si sarebbero persi i finanziamenti poiché dall’1 gennaio 2021 la “consortile” sarebbe dovuta essere sulla pista di lancio per decollare.

Siamo a marzo, nulla è accaduto. Ancora ci sono Comuni che devono approvare lo statuto. Poi bisognerebbe approvare la costituzione della “consortile” e prima i documenti finanziari, Piano economico compreso. Nulla di tutto questo e, come cantava la Berti, finché la barca va lasciala andare. La Berti era spensierata a e la sua canzone infondeva anche allegria.

La questione è che la situazione della Girgenti Acque Gestione Commissariale è drammatica e si rischia concretamente che l’acqua scarseggia e la papera non galleggia. Sono intervenuti di recente associazioni come Konsumer, Inter.Co.Pa, il centro studi Alcide De Gasperi, segnalando illegittimità della delibera che considera i conguagli delle tariffe idriche retroattive, segnalando i ritardi, i silenzi, la stasi rispetto al parto della nuova società che dovrebbe gestire il servizio idrico in provincia di Agrigento.

“Domani è già il mese di febbraio del 2021, e poco è stato fatto per il Sistema Idrico Agrigentino. Eppure di cose entro il 2020 ne dovevano accadere, ma ad oggi tutto è fermo, e l’acqua ai cittadini continua ad essere somministrata con grande difficoltà, con una gestione commissariale che si vede prolungare nel tempo, nonostante la sua naturale transitorietà e i suoi limiti gestionali ed economici”. Era il 31 gennaio scorso e a dichiararlo sono stati il coordinatore Konsumer Agrigento, Giuseppe Di Miceli, e il responsabile dello sportello della città di Agrigento, Gianluca Cucchiara.

I due esponenti delle associazioni ricordano che la costituzione della consortile “i consigli comunali, avrebbero dovuta votarla entro il 31 maggio 2020. A quella data solo i consigli comunali di Montevago e Licata, ottemperarono all”obbligo previsto. Poi, entro il 31 dicembre 2020 avrebbe dovuto, per tutti gli altri comuni inadempienti, farlo il Commissario nominato dalla Regione (che oggi i cittadini dei comuni agrigentini inadempienti, dovrebbero pagare senza che questo abbia raggiunto gli obbiettivi indicati nel decreto di nomina).

“Ancora, proprio perché fuori tempo massimo, i consiglieri comunali, per dirne alcuni, di Agrigento, Favara, Santa Elisabetta ed altri ancora, con la mancata approvazione proprio di questo statuto, si sono resi protagonisti di un danno erariale e politico, nei confronti del proprio ente e dei cittadini che rappresentano”, aggiungono Di Miceli e Gianluca Cucchiara chiosando che “senza dubbio questo statuto va rivisto“.

“Noi, insieme, alle altre Associazioni, lo abbiamo detto nei vari consigli comunali aperti svoltisi precedentemente la delibera dei Sindaci dell’Ati del settembre 2019, che ha approvato questo “obbrobrio giuridico” di statuto”.
Allora che fare? “Approvare definitivamente e velocemente lo statuto della consortile, per poi modificarlo. In questo modo con i finanziamenti pubblici per la rete idrica e fognaria dell’Ati di Agrigento migliorerebbe in modo notevole l’efficienza del servizio con una riduzione tariffaria notevole a tutto vantaggio dei cittadini”.

Altro elemento che manca per far ciò, “è la chiusura del procedimento per il riconoscimento dei requisiti previsti dall’art. 147 del d.lgs. 152/2006, ai Comuni che hanno fatto richiesta.
Oggi, proprio questo ultimo elemento, rappresenta la massima espressione del fallimento della politica, locale e regionale, per non averlo concluso. Già, il Commissario regionale appositamente nominato, ad oggi non ci risulta che abbia posto in essere alcun atto amministrativo in questo senso nonostante il termine del 31 dicembre 2020, indicato del decreto di nomina”.

“Eppure i Sindaci che detengono le sorgenti idriche anziché, svolgere il proprio ruolo politico per la definizione del procedimento, minacciano di rivolgersi alla magistratura per un “processo all’intenzione” (quindi senza alcun valore giuridico), sull’eventuale mancato riconoscimento della gestione in house del servizio idrico, nei propri comuni in danno di tutti gli altri restanti. Già, perché i cosiddetti comuni non consegnatari delle reti, senza la conclusione del procedimento per il riconoscimento dei requisiti dell’art.147, non potranno nemmeno accedere ai finanziamenti per la diminuzione delle perdite idriche e per il miglioramento della depurazione delle loro acque reflue. Quindi quando e se, il loro ingresso sarà finalmente formalizzato il plusvalore delle sorgenti idriche verrebbe ad essere neutralizzato dalle inefficienze delle loro reti”.

In conclusione, Di Miceli e Cucchiara evidenziano che “bisogna evitare che in merito al Servizio Idrico Integrato, anche nel 2021, si pensi che possa esistere un futuro senza considerare ciò che è il presente e ciò che è stato il passato”.

Siamo a marzo 2021, non si vedono novità. L’acqua pare sia diventata una facciata di slogan politici. L’acqua pubblica….ma così si va a non l’acqua, a soffrire la sete. La situazione della Girgenti Acque Gestione Commissariale è davvero drammatica. La provincia sta rischiando moltissimo, soprattutto i cittadini.

Forse, è il caso di uno scossone. Forte come un terremoto. Una terapia d’urto che tolga dall’agonia una provincia in preda all’indecisione della politica. Si vada fino in fondo, costi quel che costi. All’inerzia della politica deve sostituirsi un’attività che metta alla luce inadempienze, negligenze, responsabilità Non c’è più tempo da perdere, per il bene di 450.000 agrigentini.

Filippo Cardinale

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