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ALLA RICERCA DEL PRIMARIO PERDUTO, ALL’OSPEDALE DI SCIACCA NE MANCANO 5

Turni massacranti con personale ridotto. L’assistenza sanitaria viene garantita da quel poco personale medico e infermieristico

Ospedale di Sciacca, le sorprese non mancano mai. E così cinque reparti dell’ospedale Giovanni Paolo II di tuttora sono sprovvisti di un primario. Pediatria, nefrologia, ortopedia, anestesia e rianimazione e, tra poche settimane, perfino la stessa area di emergenza. Poi c’è un’altra situazione: tre unità operative hanno un direttore, ma questi svolge le funzioni di primario in almeno due presidi. Ad esempio, a Ostetricia e Ginecologia Salvatore Incandela è tuttora contemporaneamente responsabile dei reparti di sua competenza sia a Sciacca sia al San Giovanni di Dio di Agrigento.

Stessa condizione per Chirurgia generale e per la stessa Farmacia. Ma vanno rinnovati al più presto i contratti per i direttori del laboratorio di analisi, della radiologia e della cardiologia (com’è noto oggi accorpata con emodinamica, una delle decisioni degli ultimi tempi assunte dalla direzione aziendale più contestate). E’ questo l’attuale profilo dell’ospedale saccense, dove l’assistenza sanitaria viene garantita da quel poco personale che, medico e anche infermieristico. In ortopedia si fanno i salti mortali. Un solo infermiere deve seguire contemporaneamente la degenza uomini e quella donne. Così come è il caso di altri reparti. Personale che dunque in molti casi svolge turni a dir poco massacranti.

Ma la gente tutto questo non l’avverte. Almeno fino a quando il singolo cittadino non ha bisogno di finire in ospedale, per un motivo o per l’altro.

E il settore ambulanze? Non ride certo. Gli addetti sarebbero pochi e le emergenze (ci riferiamo ad esempio all’ipotesi di un trasferimento di un paziente da Sciacca a Palermo) vengono gestite come meglio è possibile. Sullo sfondo c’è il blocco delle assunzioni, chiaramente. Eppure la questione avrebbe dovuto essere superata dalla recente approvazione da parte dell’Assessorato alla Salute della nuova rete ospedaliera, quella nei confronti della quale si era riversato forse un ottimismo evidentemente eccessivo. Sono tutti problemi visti e rivisti, evidenziati dai sindacati, dal Tribunale per i Diritti del Malato, dal neonato Comitato civico per la sanità di Sciacca.

E nel panorama delle criticità non manca la questione ancora irrisolta dei due ospedali del distretto Sciacca-Ribera, che al momento risultano doppioni non differenziando ancora (per come invece dovrebbero) la loro offerta sanitaria. C’è senza dubbio anche la necessità di capire con certezza quanti dei posti della pianta organica siano ad oggi vacanti e quanti di questi potranno essere coperti anche sulla base del decreto Renzi. Potrebbe realizzarsi la situazione di un aumento dei posti letto mantenendo, però, l’attuale pianta organica, cosa avvenuta ad esempio con la Medicina, che ha riaperto i posti letto senza però alcun incremento di personale.

Manca il personale ausiliario, al pronto soccorso la notte ce n’è solo uno, così come non esiste un servizio di portineria. Perfino l’emergenza ascensori è il simbolo del degrado, la metà di quelli che ci sono non funzionano, e in quelli che funzionano mancherebbe un sistema di allarme, visto che questo è collegato col centralino ma la notte al centralino non c’è nessuno, e se qualcuno resta chiuso nell’ascensore nottetempo è difficile che qualcuno recepisca una richiesta di aiuto. Vandalismo e sporcizia dei locali regnano, assieme ad una deleteria rassegnazione che la nave deve andare così.

Obiettivo del Comitato civico per la sanità è quello di lottare anche contro questa deriva culturale, che sempre più spesso vede la Sciacca una tristissima protagonista.

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