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AICA, un vuoto a perdere. E a fine gennaio scade l’affitto del ramo d’azienda

PROVINCIA DI AGRIGENTO- Ci sono tutti gli elementi per trarre le conseguenze di una scelta che si è dimostrata non poggiata su solide analisi. I sindaci sono stati attirati dai richiami delle sirene delle ideologie. Il punto fermo è che l’acqua è un bene pubblico e questo è inequivocabile. Le sabbie mobili risiedono nella tipologia di gestione del servizio idrico e fognario nella nostra provincia. Un sistema caratterizzato da una rete colabrodo, da sacche di territorio che sconosce il “contatore” idrico, da un sistema che ha  esasperato il regime forfettario consentendo, pagando pochi spiccioli l’anno, di riempire piscine e usare il prezioso liquido vitale in modo non consono. Tanto, la quantità di acqua utilizzata aveva un tetto massimo irrisorio di spesa .

La consortile voluta dai sindaci, molti adesso imitano Ponzio Pilato, dà appieno tutti quei limiti che sono stati espressi nei dibattiti consiliari. Ma guai a esprimere una opinione diversa da coloro che dettano legge rappresentando pochi, a volte se stessi.

A quasi sette mesi dalla nascita della LAICA, la situazione è disastrosa. Essa è la rappresentazione plastica dell’incontro di box, svoltosi a Montecarlo l’8 maggio 1971 allo Stadio Louis II, tra il pugile italiano Nino Benvenuti e l’argentino Carlos Monzón. L’incontro dura appena tre riprese. Nella terza ripresa, Monzón ricomincia la sua carica distruttiva ai fianchi e allo stomaco sino a costringere l’italiano a piegare un ginocchio a terra. L’ex campione appare svuotato di energie e dall’angolo il suo manager, Bruno Amaduzzi, lancia la spugna in segno di resa. Benvenuti viene dichiarato sconfitto per knock out tecnico. Chi ha visto quell’incontro, tra questi ci sono io, ripreso dalla tv nazionale in bianco e nero, ha assistito ad una scena pietosa. Barcollava il nostro Nino, voleva stare in piedi su gambe che non lo reggevano. Lui non era più cosciente, lo era Amaduzzi che buttò sul ring la spugna in segno di resa.

L’AICA è oggi come il boxer italiano in quell’incontro. Riceve micidiali destri, non sta in piedi, non si rende conto che barcolla. Manca chi è lucido come lo fu Amaduzzi per porre fine ad una agonia che sempre più ha già segnato il destino della consortile.

La fine di gennaio è prossima, mese cruciale per l’AICA. Scadrà l’affitto del ramo di azienda di Girgenti Acque. Contratto che ha permesso all’AICA di beneficiare di tutto il personale, dei mezzi, degli impianti e delle strutture della gestione fallimentare. Non si dimentichi che vi è di mezzo il fallimento della Girgenti Acque e le redini sono nella curatela fallimentare del Tribunale civile di Palermo. A fine mese sarà necessario ridiscutere tutto con il medesimo Tribunale. E qui si ripropone la questione del personale e del futuro dei lavoratori. E si sa che il numero degli occupati è al di sopra delle possibilità finanziarie della LAICA.

Altra criticità forte, quasi irrisolvibile, è quella finanziaria dell’AICA. La consortile attende ancora i soldi dei Comuni (a cui la Regione ha concesso il prestito di cinque anni più gli interessi). Soldi che non si sa quando arriveranno nelle casse della consortile. Vi sono diversi sindaci che timorosi a trasferire i soldi all’AICA perché consapevoli che difficilmente li vedranno in dietro. Ad oggi hanno deliberato solo 12 Comuni su 33. Solo 2, però, di piccole dimensioni, hanno versato i soldi a LAICA.

I disservizi, intanto, si moltiplicano. LAICA non ha soldi per le manutenzioni, le ditte fornitrici non fanno più credito, né le imprese sono disposte a rischiare nel fare gli interventi di manutenzione. Sciacca è piena di perdite idriche con una immensa quantità di acqua che si disperde. La realtà saccense è diffusa nei vari comuni agrigentini. C’è evidente disagio creato ai cittadini, molteplici disservizi. Sono evidenti gli inadempimenti contrattuali. L’ATI Ag è in silenzio, nemmeno diffida.

Appunto, tutto è come quel funesto incontro di box dell’8 maggio 1971. Ma nessuno ha il coraggio di ammettere la sconfitta.

Filippo Cardinale

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