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Aica bussa alla porta dell’utenza, l’utenza a quale porta deve bussare?

PROVINCIA DI AGRIGENTO- Aica fa sapere, con ampia nota stampa, che sono state avviate le attività di recupero del credito vantato nei confronti delle utenze che, ad oggi, non risultano in regola con il pagamento delle bollette. E’ un’attività dovuta da parte del gestore del servizio pubblico ed è un dovere da parte dell’utenza pagare le bollette.

Detto questo, per togliersi le fette di prosciutto dagli occhi ci facciamo una domanda: qual è al momento il livello di soddisfazione dell’utenza di Aica? Ripetiamo che è un dovere civico pagare il servizio, ma Aica a chi sta chiedendo di pagare? Sta chiedendo di pagare ad un’utenza assolutamente insoddisfatta, che inizia fortemente a pensare che si stava meglio quando si stava peggio.

L’acqua arriva quando arriva, gli utenti spesso sono allarmati dagli avvisi di non utilizzare il prezioso liquido per uso potabile, notevoli sono i ritardi nella manutenzione della rete idrica e fognaria, hanno tempi lunghissimi i rimborsi spettanti per l’acquisto di acqua al quale sono costretti gli utenti lasciati a secco dal gestore pubblico, non si contano le perdite idriche: enormi quantità d’acqua, comunque, pagate in bolletta come se l’acqua arrivasse nelle abitazioni.

I cittadini vogliono la gestione pubblica dell’acqua, spetta agli amministratori democraticamente eletti dal popolo rispettarne la volontà. I rappresentanti del popolo, dal canto loro, stanno dimostrando, lo dicono i fatti, di non essere capaci di espletare l’incarico.

L’acqua pubblica, diversamente dalla gestione del privato, deve mettere al centro del servizio il cittadino. Il piano d’ambito, il piano economico e tutto il mondo arabo deve girare intorno all’utente e alla sua piena soddisfazione. Nessuno sognava una fabbrica di debiti e mucche da mungere. Il vero problema è che  la politica ha ormai perso di vista il vero obiettivo che non è quello di trovare il modo per salvare Aica, bensì quello di salvare i cittadini e dare al territorio un servizio adeguato per migliorarne la qualità di vita.

Non possiamo restare intrappolati in una rete di errori che si inizia nel 2021 quando il 9 luglio viene costituita Aica davanti al notaio. Dal 2 agosto successivo subentra nella gestione del SII, nell’Ambito di Agrigento, alla Gestione Commissariale che ne aveva avuto l’affidamento dal Prefetto pro tempore Dario Caputo a fine Novembre 2018, a seguito delle note vicende giudiziarie in capo al vertice della vecchia Girgenti Acque , Marco Campione. Nel frattempo la Girgenti Acque viene dichiarata fallita dal Tribunale fallimentare di Palermo e la cura fallimentare viene affidata a tre curatori. Per iniziare la gestione, Aica, ha dovuto confrontarsi con la curatela fallimentare per prendere in affitto la struttura della vecchia Girgenti Acque per un trimestre, prorogabile a due, al costo di 15.000 euro al mese. Il secondo trimestre scadrà il 1 febbraio 2022: tra quattro giorni. Non abbiamo notizie su cosa accadrà il 2 di febbraio, ma è facile ipotizzare che la governance di Aica dovrà chiedere una proroga dell’affitto, questo nelle more che Aica decida, finalmente, quanto personale effettivo occorra per la gestione del servizio, in quali locali dovrà trasferire l’Azienda e quali altri mezzi vorrà prendere in acquisto da Girgenti Acque.

Aica chiede all’utenza di pagare e fa bene, sta attivando il contrasto agli abusivi e fa benissimo, ma tutto ciò sta accadendo in uno scenario confuso di progressivo e netto peggioramento del servizio e in un percorso politico che è, a dir poco, allarmante.

É a tutti noto che il vertice Ati ed il vertice Aica hanno ottenuto dalla Regione un prestito di 10 milioni di euro che dovranno contrarre i comuni soci, 33, e non si capisce perché non 43. Intanto, questo prestito per reticenze e difficoltà dei Comuni/Soci non arriva nelle casse di Aica per alleviarne le sofferenze. Trapela inoltre che Aica stia viaggiando con un passivo mensile (differenza tra entrate ed uscite), pari a 400.000 euro. Ora, miracoli esclusi, senza correggere gestionalmente i conti, pareggiandoli, quanto potranno durare questi 10 milioni, dando per scontato che tutti i comuni siano in grado di effettuare la partita di giro e farli arrivare ad Aica?

C’è chi sostiene che già il Piano economico finanziario sia nato predeterminando la gestione in passività della nuova azienda. I mal pensanti sussurrano che era tutto programmato per liquidarsi la gestione pubblica e ritornare al privato. Occorre che Aica e soprattutto Ati, facciano chiarezza nei confronti dei cittadini visto e considerato che l’Azienda Aica, tutto sommato, è cosa loro.

Franco Pullara

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