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Acqua, ultimo atto. Sciacca dovrà restituire in tre anni quasi un milione di euro

PROVINCIA DI AGRIGENTO.  Alcuni lo avevano detto che tutti questi proclami di giubilo, di contentezza e di euforia per l’avvenuta costituzione dell’AICA che avrebbero dovuto rendere il servizio idrico nella nostra provincia (o consorzio che dir si voglia) “più bello e più superbo che pria”, avrebbero messo in serio imbarazzo Sindaci, partiti e deputati regionali che quei proclami avevano pronunciato, e sembra che le cose stiano andando proprio come si prevedeva, cioè male, anzi malissimo.

Intanto, qualcuno dovrebbe spiegare come l’ATI, ed a seguire le gestioni commissariali e la stessa Autorità regionale, abbiano potuto consentire a diversi Comuni, ben otto, di continuare a gestire il servizio in assoluta autonomia, in palese violazione di quanto previsto come obbligo dall’art. 147 del codice dell’ambiente (D.lgs. 3 aprile 2006, n. 152) e con le possibili conseguenze, per i casi di mancata applicazione della legge sulla unicità della gestione idrica nell’ambito territoriale, di quanto previsto dal successivo art. 172 del codice anche in ordine alle responsabilità.

E’ notizia di oggi che il Commissario regionale ad acta Maria Di Francesco ha riconosciuto i requisiti alla gestione diretta del servizio idrico a questi otto comuni che quindi non consegneranno le reti. Aspettiamo di leggere questo provvedimento che dovrebbe riportare i parametri previsti dalla legge per gli otto Comuni: approvvigionamento da fonti pregiate, presenza di sorgenti ricadenti in parchi naturali o aree protette, uso efficiente delle risorse idriche.

Andiamo al personale: le unità necessarie secondo il piano d’ambito, che dovrebbero scaturire da un business plan che non si conosce, sarebbero dovuto essere a regime 203 distribuite nei vari profili professionali; quelli che erano in carico a Girgenti Acque e Hydortecne sono invece 330. Nel 2018 l’ANEA, l’associazione nazionale delle autorità e degli enti d’ambito, in una propria relazione trasmessa ai Sindaci (La Sicilia, Cronaca, 19 gennaio 2018, Gioacchino Schicchi), ha rilevato che “il livello di personale sostenuto da Girgenti Acque (e dalla società totalmente controllata Hydortecne Spa) ed il suo incremento nel corso dell’ultimo quinquennio, sia superiore rispetto alla media di settore”.

Ma già 7 anni fa, era il 12 marzo 2015, davanti alla Commissione bicamerale sugli illeciti ambientali, il procuratore aggiunto di Agrigento Fonzo rispose a numerose domande ed alle risposte oppose il segreto istruttorio, ma parlò comunque di “assumificio”. Giusto per precisare bisogna ricordare che le assunzioni sono avvenute senza alcuna procedura ad evidenza pubblica selettiva ma direttamente. I Sindaci erano quindi a conoscenza di tale condizione, per cui oggi nessuno può fare lo spaventato del presepe.

Ma il personale non è il solo problema. Gli interventi di manutenzione che hanno già visto la protesta ed il blocco da parte delle ditte e dei fornitori che per il Gestore idrico lavoravano per l’assoluta mancanza di pagamenti sono solo l’altra faccia della medaglia. Che il sistema sia al collasso è palese ed è stato previsto e preannunciato non solo dall’ex commissario prefettizio dimissionario Dell’Aira, ma anche dal commissario prefettizio Venuti.

E andiamo alla soluzione immaginata. I responsabili dell’ATI, le new entry dell’AICA ed i loro sodali politici si sono recati, in gramaglie, dal Presidente della Regione, quello che appena un mese fa era stato chiamato “traditore” sulla vicenda delle Terme, ed il loro pianto greco, così dissimile dalle manifestazioni di giubilo di qualche settimana prima sull’AICA, ed hanno ottenuto un disegno di legge.

Vediamo di che si tratta. Con la delibera n. 298 del 21 luglio scorso la Giunta Regionale ha approvato il disegno di legge denominato «Approvazione disegno di legge “Azioni per il passaggio della gestione del servizio idrico integrato nell’ambito territoriale ottimale di Agrigento”». Con questo provvedimento, che è passato in sede di Assemblea Regionale, il Dipartimento alle Autonomie locali dell’Assessorato è stato autorizzato, per il 2021, ad una erogazione straordinaria pro quota per i Comuni partecipanti all’AICA ad erogare un importo non superiore a dieci milioni di euro.

La norma ha previsto che tale importo debba essere poi recuperato dalla Regione mediante la riduzione, sempre pro quota, delle assegnazioni che saranno disposte in favore dei Comuni negli anni 2022, 2023 e 2024, del riparto del Fondo Autonomie locali.

Prescindendo dal fatto che vi sarà un ulteriore indebitamento dei Comuni con una trattenuta alla fonte diretta, bisognerebbe verificare a quali fabbisogni il Comune di Sciacca nel tempo ha destinato le quote del Fondo Autonomie locali, secondo la previsione della legge regionale n. 5 del 2014, che all’art. 6 regola proprio la destinazione. Sciacca dovrà restituire in tre anni quasi un milione di euro, dato che la sua partecipazione in percentuale è del 9,15%.

Ma appena saranno finiti questi soldi che succederà. Ma un’altra processione a Palermo! A quella data le elezioni regionali saranno ancora più vicine, e per molti Comuni anche quelle comunali, e quindi Governo regionale, deputati, sindaci e consiglieri comunali saranno molto più sensibili di adesso ed i pianti ancora più accorati.

Le perdite di esercizio continueranno, i costi del personale, delle manutenzioni e la gestione ordinaria assorbiranno questa disponibilità di dieci milioni in breve tempo e si ritroveranno, anzi noi utenti ci ritroveremo al punto di partenza come nel gioco dell’oca.

In ogni caso questo giochino messo in piedi dalla malapolitica continuerà fino a quando non ci saremo seriamente stancati di pagare le tasse (almeno quelli che le paghiamo) perché i nostri soldi finiscano bruciati nel sistema del consenso politico drogato.

Filippo Cardinale

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