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Acqua, spettro “tracollo” per Aica senza i soldi della Regione

L’Azienda Idrica Comuni Agrigentini per proseguire la propria attività ed evitare un clamoroso tracollo ha assolutamente bisogno delle risorse straordinarie varate dal governo regionale e dall’Assemblea Regionale Siciliana.

I “salti mortali” che il consiglio di amministrazione della società consortile sta facendo da tre mesi a questa parte, rischiano di essere vanificati dalla situazione di stallo attuale. C’è ancora la impossibilità tecnica della gran parte dei Comuni soci di approvare il piano di rientro del “prestito” concesso dalla Regione Siciliana lo scorso fine luglio.

Quando nei palazzi regionali lo scorso luglio, in occasione dell’imminente chiusura della gestione commissariale, è stata trovata la soluzione del trasferimento straordinario di 10 milioni di euro ai Comuni agrigentini, e da questi ad Aica per la fase iniziale della gestione del servizio idrico, nessuno ha pensato che gli enti locali che non avevano i bilanci approvati non avrebbero potuto deliberare nessun piano di rientro.

A parte i dubbi di molti sull’impatto che la misura avrebbe avuto sui bilanci degli enti in stato di dissesto o pre dissesto, c’è il problema di una variazione di bilancio che allo stato attuale non si può ancora fare. La legge regionale numero 13 del giugno 2021 autorizza la variazione per il pieno utilizzo di trasferimenti di provenienza statale ed europea, ma non prevede la stessa procedura per i fondi regionali. I Comuni più grandi della provincia, quelli che con la loro quota parte potrebbero dare ossigeno vitale ad Aica, sono fermi e attendono che l’Ars approvi un apposito emendamento per portare in consiglio comunale il piano di rientro. Uno stop che frena ogni tipo di azione anche ad un Comune come Sciacca, nel quale al posto del consiglio comunale c’è un commissario regionale che avrebbe dunque molta più facilità di movimento.

Fino ad oggi solo due Comuni, dotati naturalmente di strumenti finanziari in vigore, hanno approvato il piano di rientro e ottenuto la loro piccola parte dall’assessorato regionale enti locali, ma è solo una goccia d’acqua nel deserto. Fermi ad un lungo pit stop ci sono Agrigento e Sciacca, ma pure Favara e Canicattì che hanno rinnovato i propri organi istituzionali nelle scorse ore.

“Noi siamo pronti – ci dice il vice sindaco di Agrigento Aurelio Trupia – ma senza la modifica alla legge regionale non possiamo esitare il piano di rientro del debito. Ho prodotto varie sollecitazioni, ci rendiamo perfettamente conto della situazione finanziaria attuale della società consortile, forse entro la settimana in corso l’aula potrebbe dare il via libera all’emendamento che permette anche ai nostri Comuni che sono senza bilancio di sbloccare la situazione”.

Il via libera al trasferimento del contributo da parte della Regione, l’assemblea della società consortile lo aveva dato a fine agosto e si pensava che entro settembre i soldi sarebbero arrivati. C’erano molte incertezze, ma allo stesso tempo non c’era una strada diversa da seguire per consentire alla società di operare ai autonomia finanziaria. Ma sono già trascorsi due mesi da quella scelta sofferta e la situazione si fa sempre più difficile, nonostante l’ottimismo e la buona volontà del cda e dei sindaci dell’assemblea di Aica.

Giuseppe Recca

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