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ACQUA, LO STATUTO DELLA “CONSORTILE” C’E’ MA RIMANE ANCORA IRRISOLTA LA QUESTIONE DEI COMUNI “RIBELLI”

Una domanda spontanea che chi segue le vicende della gestione pubblica dell’acqua si pone è: che senso ha trasmettere lo statuto della società  corsortile che gestirà il servizio idrico integrato della provincia agrigentina se rimane ancora irrisolto il nodo cruciale dei Comuni “ribelli”, quelli che non hanno consegnato le reti all’Ati. I Comuni che hanno consegnato le reti e hanno rispettato la legge dovranno approvare, tramite i consigli comunali, lo statuto della società consortile.

Basta una semplice modifica apportata dai civici consessi per rimandare il tutto alla casella iniziale. L’Ati, infatti, dovrà tener condo degli emendamenti. Ma che senso ha fare approvare lo statuto se mancano all’appello i Comuni non consegnatari. Il direttivo dell’Ati non ha ancora sciolto il nodo, anzi ha compiuto il gesto igienico di Pilato, passando la patata bollente agli Uffici della medesima Ati.

Sarebbe stato opportuno trasmettere gli statuti per l’approvazione dei Consigli comunali solo dopo aver chiarito senza mezzi termini chi è dentro e chi fuori dalla “unicità del servizio idrico integrato”.

Altra semplice domanda: come fa l’Ati a elaborare un piano d’ambito se sconosce quanti e quali “soci” ne faranno parte?

Filippo Cardinale

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