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ACQUA, L’ATI ORIENTATA SULLA SPA CON CAPITALE PUBBLICO

Tra la società consortile pubblica e la società per azioni ad intero capitale pubblico sembra prevalere quest’ultima forma che garantirebbe “una struttura più snella”. Il direttivo dell’Ati, con voto a maggioranza (contrario solo il rappresentante del Comune di Licata) ha individuato la forma per la gestione dell’acqua in provincia di Agrigento.

Quella della società per azioni con intero capitale pubblico non convince tutti, in modo particolare le associazioni a difesa dell’acqua pubblica.

Adesso bisogna attendere i prossimi passaggi. Dapprima con la convocazione dell’assemblea dell’Ati, composta da tutti i sindaci della provincia di Agrigento. Assemblea che avrà il compito di ratificare o no l’orientamento del direttivo.

Poi il passaggio più lungo e impervio. Tutti i Comuni dovranno convocare i rispettivi consigli comunali per approvare la forma di gestione dell’acqua proposta dall’Ati.

Rimane ancora aggrovigliata la matassa dei Comuni non consegnatari delle reti e delle fonti. Il presidente dell’Ati, Francesca Valenti, aveva detto mesi fa, a Ribera nel corso di una riunione con i sindaci consegnatari, che entro maggio la questione si sarebbe risolta. Il mese di maggio è quello trascorso, ma ancora nulla si sa sulla vicenda e quanti Comuni potrebbero fruire della gestione autonoma attraverso l’articolo 147 che fa riferimento alle fonti idriche in particolari zone come le riserve protette. Ma, di recente, il Tar ha annullato ancora una volta il decreto istitutivo della riserva dei Monti dei Sicani. E tutto ciò complica ancora di più la vicenda in considerazione del fatto che qualche Comune montano poteva ricadere in quanto previsto dall’articolo 147.

Il tempo scorre, la gestione commissariale della Girgenti Acque accusa le difficoltà finanziarie. Di certo, non si può tacere il rischio di rimanere a secco proprio con il bene vitale: l’acqua.

Filippo Cardinale

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