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ACQUA, LA COMMEDIA DELL’ATI E LA VERITA’ NASCOSTA AI CITTADINI

L’intervento di l’altro ieri del Comitato Intercomunale per la Gestione Pubblica dell’Acqua ha creato uno tsunami nel mare piatto dell’Ati. Ma soprattutto, ha dato un chiaro segnale ai cittadini aprendo gli occhi su come stanno le cose relative al bene prezioso qual è l’acqua. Finora, per demagogia e opportunismo politico, la rappresentazione ben messa in scena da sindaci che non hanno rispettato la legge ha avuto effetto. Del resto, la demagogia è facile da seminare, non costa nulla e attira consenso.

La nostra città è tra quei 27 Comuni che hanno rispettato la legge consegnando le reti. Pur rispettando la legge, ha dovuto subire l’onta, insieme agli altri 26 Comuni, del Presidente della Regione (fortunatamente ancora per poco) di essere definiti “Comuni fessi”. Bell’esempio da parte di un Presidente che fa della legalità il cavallo di battaglia.  Per la cronaca, Crocetta e altri deputati fautori del non rispetto della legge, approvarono all’Ars una legge “salva ribelli”, o “salva illegali”. Legge che poi fu sonoramente bocciata dalla Corte Costituzionale, perché incostituzionale.

Purtroppo, il tema dell’acqua ha influenzato anche la recente campagna elettorale per l’elezione del sindaco e il rinnovo del Consiglio comunale della nostra città. L’attuale sindaco ripeteva in continuazione nei comizi che aveva letto la convenzione e che trovava elementi possibili per la risoluzione del contratto con Girgenti Acque.

Le cose non stanno affatto così, e il parere dell’avvocato Mazzarella, ben pagato per esprimerlo, fa emergere un dato essenziale: il vero inadempiente è l’Ati (prima ancora l’Ato). Un’Ati che non ha adempiuto alle disposizioni di legge e ha lasciato che 16 Comuni non consegnassero le reti. A tutto danno per l’intera collettività agrigentina. E mentre alcuni sindaci, su decisione dell’Assemblea dell’Ati, vanno alla ricerca di prove, pezzi e pizzini, di disservizi della Girgenti Acque per sostenere il divorzio dalla medesima società, arriva la relazione (consegnata lo scorso febbraio) da parte della Commissione Ispettiva, nominata con Decreto del dirigente regionale Ing. Domenico Armenio l’11 marzo del 2015 e formata dai funzionari regionali ingegneri Marco Bonvissuto e Mario Cassarà e dai dottori Giuseppe Di Giovanni e Giovanni Licari. Commissione ispettiva che nacque, tra l’altro, anche spinta da un’interpellanza presentata dal deputato saccense grillino Matteo Mangiacavallo (la numero 229 del 24 novembre 2014) su “misure urgenti a seguito di distacchi di uetnza e per calmierare le tariffe idriche nei Comuni che hanno consegnato le reti idriche dell’agrigentino”.

La relazione della Commissione ispettiva non ha rilevato inadempimenti tali da condannare la Girgenti Acque, ma ha registrato la forte anomalia dei 16 Comuni che non hanno consegnato le reti idriche creando un danno alla comunità agrigentina, ai Comuni che hanno ossequiato la legge consegnando le reti idriche al gestore.

INADEMPIENTE E’ L’ATI, NOI ABBIAMO SUBITO GRAVI DANNI DAI COMUNI CHE NON HANNO CONSEGNATO LE RETI.

Girgenti acque replica sulla decisione dell’Ati di iniziare il percorso di rescissione del contratto per inadempienza.  Il presidente Marco Campione critica l’Ati per “aver convocato l’assemblea dei soci per decidere su una condanna e soltanto ex post ricercare le prove del reato”.  “La verifica  – precisa Girgenti acque – dell’adempimento delle attività di gestione del Servizio Idrico Integrato da parte del Gestore è uno specifico obbligo dell’Autorità d’Ambito, prima Ato oggi Ati, che finora è stato regolarmente svolto, com’è noto, prima dall’ATO composta dai Sindaci, poi da diversi Commissari “tecnici” che si sono succeduti alla guida dell’ATO, e che certamente non sono stati teneri con la Girgenti Acque”.

Dalla costituzione dell’ATI le competenze sono passate nuovamente ai sindaci. Ma il controllo più serrato è stato effettuato dalla Commissione ispettiva Interassessoriale (Assessorato Regionale dell’Energia e dei Servizi di Pubblica Utilità, Assessorato Regionale delle Attività Produttive e Assessorato Regionale del Territorio e Ambiente) che si è conclusa nel mese di febbraio 2017 “senza alcun addebito al Gestore”, spiega la società idrica.

“In più, Girgenti Acque S.p.A. alla luce dei recenti provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria ha volontariamente richiesto, e sollecitato, all’ATI una ricognizione generale sugli impianti di depurazione gestiti dalla Società, sugli interventi di manutenzione eseguiti, nonché sul funzionamento del processo di depurazione, al fine verificare l’effettivo operato posto in essere dalla Girgenti Acque nel rispetto della convenzione di affidamento”.

“La riunione indetta dall’Ati, con l’obiettivo di avviare la procedura per la risoluzione contrattuale con il Gestore, parrebbe essere un pretesto per quei Comuni, inadempienti, che dovevano trasferire le reti idriche a Girgenti Acque, per come previsto dalla legge e dal recente pronunciamento della Corte Costituzionale, e che invece hanno arbitrariamente deciso di non ottemperare ai dettami normativi danneggiando l’intera collettività, privandola della risorsa idrica che per legge sarebbe dovuta essere distribuita tra tutti i Comuni del territorio”. Un attacco a muso duro ai Comuni, da parte della Girgenti Acque, che non hanno consegnato le reti che non ha precedenti per chiarezza e durezza.

E non manca il colpo di grazia di Marco Campione: “È strano che l’Assemblea sia stata convocata per decidere su una condanna e soltanto ex post ricercare le prove del reato! Ed è davvero singolare emettere una condanna e decidere di produrre le prove dopo a settembre, giusto il tempo per assemblarle, come se tutto fosse andato nei migliori dei modi in questi anni”.

GIRGENTI ACQUE CHIUDE SVENTOLANDO SOTTO IL NASO DELL’ATI I POSSIBILI DANNI.

“Tale atteggiamento – rimarca l’azienda di Girgenti acque – da parte dell’ATI non tiene, neanche minimamente, conto di tutti gli investimenti effettuati dal Gestore, ma, anzi, tende a paralizzare quegli investimenti pubblici che potrebbero finalmente far partire il rifacimento delle vetuste reti idriche e la realizzazione di nuovi depuratori per un miglioramento globale del servizio idrico integrato nell’intera Provincia di Agrigento”.

Un Ati maldestro, come lo può essere un’assemblea che ha componenti con diversi e contrapposti interessi. Comuni che hanno consegnato le reti idriche al gestore, altri che si sono rifiutati, Comuni ricchi d’acqua della zona montana e quelli della fascia costiera poveri, diversità di costo del bene e di approvvigionamento.

ANCHE IL COMITATO INTERCOMUNALE PER LA GESTIONE PUBBLICA DELL’ACQUA SCRIVE SUI DANNI PROVOCATI DALLA MANCATA CONSEGNA DELLE RETI IDRICHE.

Riportando alcune considerazioni scritte dalla Commissione ispettiva, il presidente dell’Inter.Co.Pa, Franco Zammuto, evidenzia come a causa dei 16 comuni che non hanno consegnato le  reti, “non è stato alla Girgenti Acque l’investimento dei fondi sulle reti, le fogne e i depuratori. In pratica, se oggi Girgenti Acque non ha sfruttato i 108.592. 740,00 di euro approvati con delibera n. 6 del 6 dicembre 2011, salvo una parte utilizzata per i comuni di Licata, Ribera e Castrofilippo, è accaduto perché sono venuti meno dei fondi per la copertura finanziaria,  una parte dei quali sono stati utilizzati per pagare  infrazioni sanzionate dall’Unione Europea per i ritardi accumulati nel sistema fognario-depurativo. Ma il fatto ancora più grave è che alla data del 31-12-2015 i fondi pubblici europei non sono più disponibili, essendo scaduti i termini entro i quali  i lavori dovevano essere eseguiti per ottenere la successiva certificazione delle somme sui fondi europei.  E quindi, oggi, si deve trovare un’altra copertura finanziaria. Oltretutto non più stimata in 108.592.740 euro, bensì in  euro 236.895.917 come stabilito sempre dalla stessa delibera n. 6. Al momento l’unica speranza rimasta aperta è di ottenere l’inserimento nel P.O. 2014-2020, e incardinato nel Patto per il SUD”.

A BENEFICIO DEI LETTORI, RIPORTIAMO L’ELENCO DEI COMUNI CHE NON HANNO CONSEGNATO LE RETI IDRICHE e che hanno fatto sbalzare in alto le bollette dell’acqua,oltrea far perdere finanziamenti per potenziare e migliorare le reti idriche. Alessandria della Rocca, Aragona, Bivona, Burgio, Camastra, Cammarata, Cianciana, Ioppolo Giancaxio, Lampedusa e Linosa, Menfi, Palma di Montechiaro, San Biagio Platani, Santa Elisabetta, Santa Margherita Belice, Sant’Angelo Muxaro e Santo Stefano Quisquina.

IL PARADOSSO. Il presidente dell’Ati, eletto dall’assemblea dei sindaci, è Vincenzo Lotà, sindaco del Comune di Menfi che fa parte dei 16 Comuni che non hanno consegnato le reti idriche. Di Comuni viciniori al nostro c’è il sindaco di Santa Margherita Belìce, Franco Valenti, e il sindaco di Burgio, Vito Ferrantelli. E la domanda di Franco Zammuto non è peregrina: “Come si può tollerare che presidente dell’Ati c’è il sindaco di un Comune che non ha rispettato la legge e non ha consegnato le reti idriche, danneggiando i 27 Comuni in regola e costretti a subire danni economici? Tra le righe, Zammuto pone un interrogativo al sindaco di Sciacca, Francesca Valenti: qual è la sua posizione rispetto alla conclamata anomalia di un’Ati che risulta fortemente inadempiente a causa dei Comuni che non hanno consegnato le reti idriche?”

GLI INTERROGATIVI DEL COMITATO INTER.CO.PA

E’ possibile conoscere le decisioni in merito circa l’tto di Indirizzo, nel quale sono chiarite le disposizioni agli ATI circa la disciplina dei nuovi Enti di Governo, è possibile conoscere le decisioni in merito? Forse non è chiaro che l’ATI deve procedere a verificare se i 16 comuni che non hanno consegnato le reti hanno, o no, i requisiti stabiliti dal D.lgs. 152/2006, art. 147, comma 2/bis che consente, eccezionalmente, la gestione in house? Forse i  comuni che non hanno consegnato le reti e che acquistano l’acqua da Girgenti Acque, perché non hanno fonti proprie, rientrano nell’art. 147, comma 2/bis? Forse hanno “fonti qualitativamente pregiate” i due comuni che non hanno consegnato le reti e hanno avuto sequestrati i depuratori dall’Autorità Giudiziaria? Forse i rimanenti 13 comuni hanno “fonti qualitativamente pregiate” e i requisiti previsti sono già stati vagliati dall’ATI per ottenere e concedere la gestione in house?

La questione che oggi il “fastidioso” comitato Inter.Co.PA pone  è: se i 27 comuni gestiti da Girgenti Acque non avessero all’interno dell’ATI i 16 comuni “ribelli”, la lotta contro l’inadempiente gestore sarebbe condotta con tanta prudenza e tatticismi, utili, forse, a chi non ne ha interesse o coltiva interessi diversi?”

Filippo Cardinale

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