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ACQUA E RISOLUZIONE CONTRATTO: MA E’ PRONTO IL PIANO “B” ?

Domani l’assemblea dell’Ati, formata dai sindaci dei comuni agrigentini, discuterà sulla possibilità di risolvere il contratto con Girgenti Acque per inadempimenti. Domani, per essere chiari e non alimentare attese che non risponderebbero alla realtà,  l’assemblea si limiterà a dare mandato all’avvocato Mazzarella di avviare la procedura. Un iter che ha tempi che non si esauriscono con l’Assemblea di domani. La prima fase è consistita nella raccolta, da parte dei Comuni che sono gestiti dalla Girgenti Acque, dei disservizi e disfunzioni relativi al servizio di distribuzione idrica e di depurazione. E’ utile ricordare che il contratto d’appalto vinto dalla Girgenti Acque prevedeva la gestione di tutti i 43 Comuni della provincia di Agrigento. Diciassette Comuni non hanno, però, mai consegnato le reti idriche alla società idrica, così come imponeva la legge. La Corte Costituzionale che ha bocciato quella legge partorita dal Governo Crocetta che “sanava” quei Comuni che non avevano ceduto le reti idriche, penalizzando, invece, chi le aveva ceduto in ossequio all’obbligo di legge.

Dunque, domani l’Assemblea dell’Ati darà mandato all’avvocato Mazzarella di iniziare la seconda fase, quella delle diffide. In buona sostanza, a fronte dei documenti messi a disposizione dai Comuni, l’avvocato, per conto dell’Ati, chiederà le controdeduzioni alla società idrica con formali diffide. Dubbio non v’è che potrebbe iniziare un contenzioso importante tra le parti. Un contenzioso che, potrebbe sfociare nelle sedi giudiziarie. Ricordiamo anche che proprio nella relazione di Mazzarella un passaggio è dedicato ad una importante inadempienza che proviene proprio dall’Ati: quella di non aver fatto rispettare ciò che prevedeva l’appalto, la gestione idrica nei 43 Comuni agrigentini. E’ ovvio che saranno argomenti di lotta che utilizzeranno gli avvocati delle parti.

In caso di rescissione del contratto per inadempimenti il Gestore idrico dovrà garantire il servizio fino a quando l’Ati non avrà messo in campo il piano “B”, cioè l’alternativa. E ciò potrebbe dar vita ad un clima fortemente ostico.

Fino ad oggi, l’Ati (che ricordiamo è l’unico interlocutore della Girgenti Acque, l’unico ad avere autorità e riconoscimento nel rapporto con la società idrica) non avrebbe mai prospettato una soluzione concreta come alternativa a Girgenti Acque. In buona sostanza, viene da chiedersi se al momento c’è  un piano “B”. Come  cioe’ l’Ati intenderebbe  gestire il servizio idrico integrato in provincia di Agrigento al posto di Girgenti Acque. Molti ricorderanno il grande carrozzone dell’Eas e tutte le disfunzioni che ha creato, tanto da produrre un contenzioso milionario vinto dal Comune.

Il silenzio dell’Ati è calato anche su un altro aspetto che da piu’ parti viene contestato: non avrebbe cioe’ mai evidenziato lo scandalo del prezzo dell’acqua praticato da Siciliacque, società nella quale è socia la Regione. Siciliacque vende l’acqua ad un prezzo che è quasi doppio rispetto alla media nazionale. Mentre il prezzo medio nazionale di acqua all’ingrosso è di 0,18 mc, in Sicilia è quasi 4 volte maggiore, con il consenso della Regione che lucra con Siciliacque a danno dei cittadini. 

Parallelamente alla vicenda della rescissione contrattuale, sarebbe dunque importante che l’Ati spieghi all’intera comunità agrigentina in termini dettagliati l’alternativa a Girgenti Acque, modalità, mezzi e personale. Parliamo di acqua, di vita, non di servizi i cui gestori, come quelli telefonici, possono essere cambiati in un batter di ciglio.

E proprio sull’alternativa all’attuale gestore idrico, il Forum siciliano dei movimenti per l’acqua e i beni comuni invita che “contestualmente alla risoluzione, “bisogna attrezzarsi per stilare il Piano d’ambito e costituire una azienda speciale consortile, cioè un ente di diritto pubblico, cui attribuire la gestione del SII per l’intera provincia.” L’alternativa poggia, dunque, almeno come proposta, sul soggetto pubblico, gestito dalla politica.

Filippo Cardinale

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