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Abusi sessuali su ragazzina, continua il processo. Chiesti 10 anni per la madre e 8 anni per due menfitani

E’ in corso il processo (che si celebra, con il rito abbreviato, al Tribunale di Palermo, dinanzi al giudice Ermelinda Marfia) per abusi sessuali su una ragazzina che non ha ancora 14 anni e che sarebbe stata costretta a subire rapporti sessuali a Menfi e Gibellina e la madre avrebbe favorito la prostituzione della piccola accompagnandola nei luoghi dove si consumavano gli incontri sessuali per somme che andavano dai 30 ai 200 euro. Denaro che sarebbe stato anche a compensazione di debiti contratti dalla madre.

La pubblica accusa ha avanzato una richiesta di condanna a 10 anni di reclusione e 120 mila euro per la madre della ragazzina. L’avvocato Antonino Sutera ne ha chiesto l’assoluzione. Per gli altri imputati, i menfitani Calogero Friscia, di 25 anni, e Vito Campo, di 69, difesi dall’avvocato Calogero Lanzarone, il magistrato inquirente ha chiesto la condanna a 8 anni di reclusione. Per la difesa, che sostiene la contraddittorietà su diverse versioni della giovane, sono estranei alle accuse.

Nel processo, che si celebra a Sciacca con il rito ordinario,  sono entrati anche Pietro Civello, di 63 anni, di Gibellina, e Vito Sansone, di 43, di Menfi.

Le investigazioni prendono spunto da un controllo in un posto di blocco dai carabinieri e risalgono a dicembre del 2017, quando sulla la statale 624, in territorio di Sambuca, in piena notte fu fermata un’auto con a bordo Civello e la ragazzina.  I carabinieri si sono insospettiti dalle dichiarazioni dell’uomo e per la presenza dell’adolescente, con la quale non aveva alcun legame di parentela.

Si diede corso ad un approfondimento accompagnando i due presso la stazione dei carabinieri di Menfi. Fu in quell’occasione che i carabinieri hanno arrestarono Pietro Civello e denunciato la madre, trasferendo la ragazzina in una una struttura protetta. Poi il Tribunale del Riesame ha annullato l’ordinanza per mancanza di gravi indizi di colpevolezza.

 

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