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A IGNAZIO CUTRO’ LO STATO TOGLIE LA SCORTA MA NON LE TASSE: CARTELLA DA 39MILA EURO

Per il testimone di giustizia, Ignazio Cutrò, non c’è pace. Dopo aver reso testimonianze per le estorsioni ricevute dalla mafia, la sua vita è un tormento. Minacciato di morte, fino a mesi fa aveva la scorta. Poi non è stato più ritenuto in condizioni di pericolo. “La mafia non dimentica”. chiosa lui. E neanche lo Stato che attraverso Riscossione Sicilia, recapita questa mattina una cartella di 39.000 euro.
“Dovrei pagare entro 5 giorni- dice Cutrò- parte di un debito accumulato dai miei debiti con gli organismi dello Stato, mentre la mafia mi danneggiava e mi attaccava l’azienda”.

Sono passati vent’anni dal lontano 1999 quando Cutrò denunciò il primo attentato subito dalla mafia della Quisquina. “Poco tempo fa le banche, ora Riscossione Sicilia, una “sentenza” annunciata già da tempo ai piani alti”.

“Denunci la mafia, lo Stato ti “protegge”, cerca di assisterti ma una  volta mancano le norme, un’altra l’uomo delle istituzione che tratta una pratica o dimentica di evaderla, un’altra non saprei, perché come in tutto c’è il bene ed il male, e non possiamo negarlo, fin quando poi ti dicono: Tutto a posto, alzati e cammina!”, aggiunge.

Giusto nei giorni scorsi si è appreso che l’imprenditore Rocco Greco, imprenditore che ha denunciato la mafia ed estraneo agli ambienti della malavita, ha perso tutto per ritardi della burocrazia e purtroppo si è tolto la vita, vedendosi tradito dallo Stato.
“Io sono stanco-continua Cutrò- volevo continuare a fare l’imprenditore e non mi è stato permesso, vivo di stipendio oggi, come pago questi debiti accumulati con lo Stato per i danneggiamenti subiti dalla mafia e per le varie perdite delle commesse subite durante le mie denunce?”

“Ho denunciato ed ho continuato ad assistere e portare alla denuncia imprenditori, nonostante ne abbia viste parecchie di problematiche e/o ritorsioni personali solo perché davo voce ai problemi della gente comune e  qualcuno mi definiva come rompiscatole”.

Cutrò si rivolge alla politica “seria” affinchè “intervenga e salvi la mia famiglia da questa trincea dove oltre ad essere bersagliati dalla mafia, lo siamo anche da parte, di una parte, delle Istituzioni”.

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